Bouaskar: Anche oggi conferma di essere un vero valore aggiunto per la squadra, portiere affidabile che sfodera sempre qualche intervento di rilievo a protezione del risultato, grazie a poderosi riflessi, esplosività e una bella dose di personalità. Certezza che si consolida.
Bonifazi: Giocatore che ci mette tanto cuore in campo, la sua fisicità può risultare sempre preziosa e tra i 2 terzini in campo è quello con più spinta. Suo il primo tiro realmente pericoloso della Roma.
Cioffi: Centrale affidabile con struttura solida e ottima tecnica, si fa valere anche in questa finale, tolti 20 minuti di apnea per tutta la squadra, risultando prezioso pure in un paio di interventi provvidenziali. Insostituibile nel reparto di questa rosa.
Paul: In questa stagione evidente percorso di crescita che lo ha portato a giocarsi una finale scudetto da titolare e anche vincerla. L’anno scorso furono poche le presenze nel campionato Pro, soprattutto per infortunio. Centrale che ha i mezzi fisici per fare questo ruolo anche in futuro.
Saviano: terzino più di posizione, non a caso ha un passato anche da difensore centrale. Mette l’impegno al servizio della squadra.
Giammattei: Carbura come un diesel, inizialmente sembra sentire la pressione della gara nel mettere la lucidità necessaria nelle più consuete dinamiche di gioco. Ma quando le energie del Genoa calano, la sua esuberanza atletica viene fuori e con maggiore pensiero serve due assist intelligenti e preziosissimi per le reti di Dal Bon e Zekaj. Decisivo!
Di Marino: Nella prima frazione, piuttosto equilibrata, è sicuramente uno dei migliori, se non il migliore della Roma nel binomio tra le due fasi . Poi il grande dispendio di energie lo costringe presto ai crampi e nella ripresa cala un po’ ma da un suo contrasto nasce il gol del successo giallorosso. In evidente crescita, molto bene!
Guaglianone: Classe 2010 che gioca da titolare sottoetà la finale U15, caso più unico che raro togliendo i precoci. Quando ha lui la palla si sente una vibrazione diversa, una intuizione nel vedere calcio destinata a far parlare di sè. Nella ripresa trova anche il modo di incidere concretamente con l’imbucata geniale che innesca Giammattei nel gol del pari giallorosso. Qui c’è talento e anche prospettiva. Come si fa a non essere calcisticamente innamorati del suo potenziale?
Tombion: Giocatore di qualità, oggi mostra accenni del suo talento che si può incanalare sicuramente meglio, il suo contributo è stato prezioso soprattutto nel percorso per arrivare a questa finale. Talento naturale da coltivare.
Dal Bon: ragazzo e giocatore intelligente, va ribadito che lui ha un background da centrocampista e si sta adattando, per esigenza, nel ruolo di attaccante di manovra. Nell’arco della gara porta il suo contributo soprattutto lontano dall’area di rigore ma nella ripresa trova anche la stoccata da finalizzatore per il pari giallorosso. Elemento molto prezioso per questo gruppo.
Russo: Come per Tombion, il suo contributo si è sentito soprattutto negli oltre 20 gol che hanno permesso alla Roma di vincere il girone e iniziare la cavalcata verso lo scudetto. Nel percorso futuro potrà cercare di completarsi, nel salto dal calcio dilettantistico a quello più associativo, cerebrale e qualitativo dei professionisti.
Subentrati
Di Mascio: porta forze fresche ed energie a una squadra che ha speso tanto nell’arco della gara. Il suo gol alla Juventus rimarrà un pezzo chiave di questo percorso verso lo scudetto.
Zekaj: Un po’ come Cherubini che segnò nella finale scudetto vinta dai 2004, dopo una stagione in chiaroscuro (nel suo caso per problemi extracampo), oggi anche Zekaj nell’ultimo e decisivo atto della stagione ha trovato la sua gloria, dopo più di 1 anno con tanti problemi fisici. Il suo gol al minuto 81 ha consegnato lo scudetto U15 alla Roma classe 2009. Un gol che rimarrà nella sua memoria e anche nella storia del settore giovanile giallorosso. Il destino ha premiato la sua resilienza!
Mister Scala: ogni tanto si chiacchiera troppo nell’ambiente e si giudica per partito preso dando etichette, senza sforzarsi minimamente di sviluppare il proprio senso critico. Scala non è un cognome, è un allenatore giovane (30 anni) e capace che sta facendo il suo bel percorso, raccogliendo i frutti di ciò che di buono sta seminando da qualche anno. Nei suoi gruppi vien fuori un’identità, c’è coraggio nell’affidarsi al talento ed emerge una buona coerenza che è fondamentale per arrivare fino in fondo. Anche i più polemici saranno costretti a ricredersi, Scala sta facendo parlare il campo.